L’attenzione ambientale è un connotato potremmo dire naturale, fondante di quest’azienda. Per accorgersene, basta ad esempio puntare il navigatore verso uno dei più bei Trabocchi d’Abruzzo, quello di Punta Aderci, si trova nella omonima Riserva Naturale Regionale - 285 ettari dalla spiaggia di Punta Penna, meraviglioso anfiteatro marino, alla foce del fiume Sinello - vicino a Vasto, e tutela uno dei tratti più suggestivi e spettacolari del litorale. Proprio lì, a strapiombo sul mare, Fantini Group sta coccolando uno dei suoi vigneti più spettacolari. Diviso in due: un appezzamento coltivato a uve Pecorino, di quasi due ettari, e una seconda area, di tre ettari, con vigneti di Montepulciano, in parte da impianto giovane di due anni, in parte da uno preesistente di quasi 20 Anni.
A
Nord a 50 Km., sempre costeggiando le onde, si trova un’altra
Riserva Naturale Regionale, quella denominata Ripari
di Giobbe,
35 ettari sulla costa Ortonese, l’acqua cristallina che accarezza
una falesia rocciosa alta fino a 65 metri e ricoperta da macchia
mediterranea. Qui Fantini vanta un altro vigneto, due ettari e mezzo
che sembrano tuffarsi in mare, coltivati a Pecorino.
E poi c'è
la Tenuta
Cantalupo:
il mare è più lontano, ma giusto a 10 Km.. Siamo a
Notaresco, splendido borgo medioevale della provincia di Teramo, il
classico paesino antico del Centro Italia, un eden arroccato sulla
collina. Qui, nel cuore del Montepulciano
d’Abruzzo Colline Terramare Docg,
Fantini Group possiede 10 ettari di vigneto che hanno oltre 35 anni,
tutti a spalliera. Caratterizzati da basse rese, rientrano nel
progetto Fantini-Qualità
e
vengono utilizzati sia per produrre OPI,
un bio ovviamente 100% Montepulciano d’Abruzzo Colline Terramare
Docg, che la nuova ammiraglia Three
Dreamers,
la visione enologica dei "tre sognatori" che hanno creato
Fantini: un rosso da uve biologiche appassite, “in
pratica abbiamo mutuato la tecnica produttiva dell’Amarone” ci
spiega Valentino
Sciotti,
fondatore Fantini Group. Vino d’eccellenza e celebrazione di una
straordinaria impresa Italiana. Aggiunge Giulia
Sciotti,
marketing manager & brand ambassador di Fantini Group: “Ci
troviamo in una zona chiave per il Montepulciano d’Abruzzo perché
siamo a due passi dalle montagne. I vigneti sono sempre rifrescati
anche dalla brezza marina che sale dalle onde”.
In tutti e tre i casi si tratta di aree dalle condizioni pedoclimatiche eccezionali. "Sono progetti dei quali siamo orgogliosi - aggiunge Giulia Sciotti - Godono appunto del beneficio delle brezze marine tutto l’anno (pensiamo alla stagione della fioritura o a quella della maturazione delle uve) e sono comunque vicini al Massiccio della Maiella, dal quale durante il giorno scendono venti a rinfrescare le temperature estive". Un trionfo della natura che Fantini ha scelto di coltivare esclusivamente in biologico: niente chimica, solo rame e zolfo e in misura pure assai contenuta. La prima vendemmia si è tenuta nel 2022, ma una linea di imbottigliamento dedicata sarà inauguratata solo al termine della prossima, nel 2023. "Non è solo un’iniziativa importate dal punto di vista enologico. Ma vuole far parte di un’idea più complessiva di rivalutazione di un territorio naturalisticamente straordinario, quello della Costa dei Trabocchi".
Punta
Aderci, Ripari di Giobbe e Cantalupo
sono i fiori all’occhiello di un approccio che per Fantini è
sempre più orientato nel segno della sostenibilità ambientale. Già
oggi l’azienda
presenta un proprio preciso report annuale sulla sostenibilità e
vanta la certificazione
di sostenibilità Equalitas,
che valuta secondo rigorosi parametri la filiera vitivinicola (nasce
con l’obiettivo di promuovere la sostenibilità delle filiere
agroalimentari e del vino in primis, attraverso una visione e un
approccio che unisce le istanze delle imprese, della società e del
mercato. Lo standard Equalitas affronta la sostenibilità secondo tre
pilastri: sociale,
ambientale ed economico.
Per ciascuno vengono definiti requisiti e indicatori verificabili e
misurabili). È già molto, ma diventano solo la premessa a un
processo ancor più articolato che porterà Fantini a
redigere un vero e proprio Bilancio
di sostenibilità ufficiale,
strutturato, nel 2023. Non
è tutto. "Stiamo procedendo all'installazione, in tutte le aree
dove lavoriamo più intensamente, di una serie di centraline di
rilevamento meteo"
narra Valentino
Sciotti.
Questi dispositivi forniscono a Fantini una massa di dati -
dall'umidità sulla foglia a quella del terreno, e così via - in
grado di aiutare i contadini a gestire i vigneti, minimizzando il
ricorso ai trattamenti anche là dove si applichi un modello di
viticoltura tradizionale, non bio.
E ancora. È stato già
approvato un piano specifico che porterà presto lo stabilimento
d'imbottigliamento Fantini, a Ortona, a essere convertito
all’energia pulita e rinnovabile,
«diventerà
autonomo al 70% grazie alla realizzazione di un grande impianto
fotovoltaico»
sul tetto. Un ulteriore, importante traguardo.
In
conclusione, Valentino
Sciotti cita
un elemento di sostenibilità - ambientale e umana - più generale e
profondo: "Credo
che sia importante sottolineare iI fatto stesso che Fantini non vada
ad acquistare vigneti qua e là, poi facendoli lavorare da manodopera
esterna ormai in gran parte extracomunitaria. Il nostro modello è
diverso: stipuliamo accordi con i piccoli contadini, proprietari dei
vari appezzamenti spesso da generazioni. Rimangono padroni della
propria terra, che coltivano per noi con amore e dedizione, come
nessun altro farebbe, e conoscendone ogni zolla. Così rilanciamo la
cultura vitivinicola di una comunità senza espropriarla della
tradizione, delle radici, dell'identità",
e questo perlopiù in aree marginali e in difficoltà nel dialogo coi
tempi contemporanei, dalla Valle del Belice alla Basilicata. Fantini
Group diventa così motore di un nuovo sviluppo locale, sociale
ed economico, "penso
che il messaggio più bello sia questo: fare imprenditoria in modo
diverso. Non cresce solo l'azienda, ma anche tutto il territorio".
“Stiamo
procedendo all'installazione, in tutte le aree dove lavoriamo più
intensamente, di una serie di centraline di rilevamento meteo”
narra Valentino
Sciotti.
Questi dispositivi forniscono a Fantini una massa di dati -
dall'umidità sulla foglia a quella del terreno, e così via - in
grado di aiutare i contadini a gestire i vigneti, minimizzando il
ricorso ai trattamenti anche là dove si applichi un modello di
viticoltura tradizionale, non bio.
È stato già
approvato un piano specifico che porterà presto lo stabilimento
d'imbottigliamento Fantini, a Ortona, a essere convertito
all’energia pulita e rinnovabile,
«diventerà
autonomo al 70% grazie alla realizzazione di un grande impianto
fotovoltaico»
sul tetto. Un ulteriore, importante traguardo.
In
conclusione, Valentino
Sciotti cita
un elemento di sostenibilità - ambientale e umana - più generale e
profondo: “Credo
che sia importante sottolineare iI fatto stesso che Fantini non vada
ad acquistare vigneti qua e là, poi facendoli lavorare da manodopera
esterna ormai in gran parte extracomunitaria. Il nostro modello è
diverso: stipuliamo accordi con i piccoli contadini, proprietari dei
vari appezzamenti spesso da generazioni. Rimangono padroni della
propria terra, che coltivano per noi con amore e dedizione, come
nessun altro farebbe, e conoscendone ogni zolla. Così rilanciamo la
cultura vitivinicola di una comunità senza espropriarla della
tradizione, delle radici, dell'identità",
e questo perlopiù in aree marginali e in difficoltà nel dialogo coi
tempi contemporanei, dalla Valle del Belice alla Basilicata. Fantini
Group diventa così motore di un nuovo sviluppo locale, sociale
ed economico, "penso
che il messaggio più bello sia questo: fare imprenditoria in modo
diverso. Non cresce solo l'azienda, ma anche tutto il territorio.”
Per
Maggiori Informazioni: www.fantiniwines.com