Da un semplice e modesto alloggio per pellegrini di passaggio verso la terra Santa a luogo che accoglieva donne in difficoltà rimaste sole. Nell' anno 1544 i Procuratori de San Marco de supra avviano un completo rinnovo della struttura, incarico che affidarono al celebre Jacopo Sansovino. Il priore chiese al Sansovino di ottenere 24 nuove unità abitative più comode e luminose. Ad ogni donna ospitata, alla quale veniva attribuito il titolo di “ camerista”, spettava una stanza individuale con cucina e focolare, come attestano numerose canne fumarie che caratterizzano il prospetto sul rio de la Ca’ di Dio.
Nel 1547 i lavori
dovettero essere momentaneamente sospesi, in quanto venne fatto
rilevare ai Procuratori che l’unica autorità pubblica deputata a
farsi carico dei bisogni di Ca’ di Dio era, per antica
consuetudine, esclusivamente il Doge. Nel 1548 riprendono i lavori e
si iniziò ad apportare numerose modifiche ed una serie di
ampliamenti che snaturarono il progetto originario. Nel 1556 il
Maggior Consiglio approvava una Parte (legge) che sottopone la Ca’
di Dio, fino ad allora solamente commissariata, al juspatronato
ducale, dovendo perciò il Priore rispondere del suo operato
gestionale direttamente al capo dello Stato. Venne inoltre deliberato
che tra le ospiti ammesse ci potessero essere anche vedove di soldati
e di impiegati della pubblica amministrazione prive di mezzi, tale
decreto venne parzialmente modificato nel 1623, quando il Maggior
Consiglio stabilì che nella casa potessero essere ammesse solamente
povere donne di origine nobile e cittadinesca, oneste e non maritate
di età non inferiore ai 30 Anni. Con questa parte il governo
specificò il tipo di utenza ammessa al ricovero, provvedendo anche a
riordinare l’organizzazione interna: stabilendo che le donne,
obbligate a dimorare nella cameretta loro assegnata, potevano
svolgere attività retribuita all’esterno dell’edificio stesso.
L’amministrazione finanziaria dell’istituzione,
notevolmente accresciuta grazie alle cospicue donazioni nel frattempo
affluite, venne affidata a cinque Priori nominati dal Doge. I quali
si avvalevano della collaborazione di un Revisor, di un Appontador,
di un Medico, di un Chirurgo, di un Inserviente, di un Proto (tra cui
Baldassare Longhena), uno Speziale, un Mansionario, e di un
Infermiere. Dopo il 1797, con la caduta della Repubblica , Ca’ di
Dio sopravvisse alle soppressioni napoleoniche e nel corso del XIX Secolo furono avviati lavori di restauro. In particolare, nel 1884,
fu restaurato l’oratorio, a cui si restituì il nome originario di
Santa Maria Assunta, che nel 1840 era stato mutato in quello di San
Gioacchino. Dopo l’ultimo restauro, condotto tra il 1970 ed il
1973, il complesso verrà ad ospitare ben 92 camere assegnate a
persone autosufficienti di entrambi i sessi.
Recentemente il progetto di Interior Design è stato affidato a Patricia Urquiola, studio di fama Internazionale, che ha scelto di creare un progetto dove va in scena Venezia. La palette di colori è sobria e tenue, con sfumature e trasparenze in un gioco fluido di movimenti continui, proprio come avviene per l’acqua. L’idea è quella di contrapporre e combinare la Venezia delle “sconte”, calle nascoste fatte di vecchi mattoni, alla Venezia dei palazzi nobiliari con marmi e decori. Per continuare il rapporto con il luogo si sono scelti materiali rappresentativi della città e della sua tradizione, come vetro, legno, ferro battuto, pietra e marmi, lavorati dalle sapienti mani degli artigiani e dalle maestranze locali.
Ca’ di Dio e la
cucina del “Respectus”
Rivivere 750 anni di storia partendo
dalla cucina, dove l’essenza sono le emozioni fatte di accoglienza,
profumi e sapori, storie da raccontare e passioni da trasmettere.
Menù del
750° Anniversary
- Verdure in Suor
- Paté di fegato alla
veneziana
- Risotto con le secole
- Polenta zuccherata
-
Crema fritta
Malvasia Bianca IGT
Veneto, Villa Minelli
Recantina Montello Asolo DOC, Serafini
Vidotto
Amphora Metodo Classico pas dosé, BiancaVigna
Gin Rosa
Moceniga, Cà di Dio, Zu Plun
L’obiettivo della cucina di Ca’ di Dio è regalare all’ospite un’esperienza autentica e unica nel suo genere, ricca di storia, di luoghi e di persone, dove il cliente è al centro di tutto. Una cucina fatta con prodotti del territorio senza dimenticare le eccellenze Italiane, ricette dai gusti definiti, decisi, autentici ed equilibrati. Nel loro rispetto le tecniche di lavorazione e cottura scelte, con la consapevolezza di ridurre manipolazioni, semplificare la cottura per non perdere la vera essenza del prodotto.
L’orto interno fornisce ingredienti freschi per i piatti della cucina del “Respectus”, oltre a rappresentare un angolo di bellezza e tradizione nel cuore dell’Hotel. L’essenza della cucina del “Respectus” sono le emozioni fatte di accoglienza, profumi e sapori, storie da raccontare e passioni da trasmettere.
Anfora | 750 anni in un sorso
“Con questo cocktail vi portiamo nel 1200, quando nacque Ca di Dio. A quei tempi, ovviamente i distillati si contavano sulle dita della mano, quindi non ci restava che studiare le materie prime come le spezie e i frutti ma anche i “mezzi” tipici per trasportare gli alimenti che circolavano nel nostro territorio nel 1200. Ed ecco che nasce ANFORA, un viaggio tra melograni, cannella e chiodi di garofano. Un drink che prende spunto dal vaso di terracotta a due manici, chiamati anse, di forma affusolata o globulare utilizzato nell'antichità per il trasporto di derrate alimentari liquide o semiliquide.” Il team di Alchemia augura buon compleanno a Ca’ di Dio
La “Venessentia” sostenibile
Christophe
Mercier, General Manager di Ca’ di Dio, ci racconta la sua visione:
”Venessentia” racchiude in sé un concetto di
accoglienza che parte da Ca’ di Dio alla scoperta dell’unicità
di Venezia. Venezia è fatta di pietre e marmi. La sua laguna, la
vegetazione e la biodiversità sono uniche al mondo e meritano
tutta la nostra cura e attenzione. Il nostro progetto di
sostenibilità attiva, che inizia dai grandi investimenti strutturali
durante la fase dei restauri, passando per le divise e le scarpe in
materiali riciclati che indossiamo e soprattutto per le azioni
consapevoli, che quotidianamente pongono al centro l’attenzione per
ambiente in cui viviamo. Venezia, elegantissima e raffinata, con i
suoi Palazzi che si affacciano sul Canal Grande, ma che svela la
propria anima, percorrendo calli strette, “sconte" "campi
e campielli”.
“Venessentia” rilancia la vera essenza
della città, attiva e viva, ma anche fragile, che si scopre piano
piano, assaporando, camminando, gustando e vivendo, tutto d’un
fiato, 1600 Anni di storia.
Per Maggiori
Informazioni: www.vretreats.com

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