E'
la prima donna Musulmana a fare in giro del Mondo in moto, un’impresa
che è stata resa possibile proprio grazie al suo spirito indomito e
a Givi che ha sostenuto il progetto fornendo l'attrezzatura,
spiega il presidente e fondatore di Givi Giuseppe Visenzi.
Anita Yusof, Malese di 52 Anni, ha incontrato i propri Fan e Stampa a Flero (BS) nella Sede di Givi per raccontare la sua impresa dal titolo 'Global Dream Ride', già destinata ad entrare nel Guinnes dei Primati. Alta meno di 1,63, guida una Yamaha FZ 150ib, che quando è a pieno carico pesa oltre 210 Kg.
Lei
che per la sua religione non potrebbe neppure andare in bici, si
toglie il casco ed esibisce il Hijab il foulard che copre i capelli e il collo lasciando scoperto solo
il viso. Givi, marchio storico degli accessori moto, in
Malesia è il Brand dell' Italian Style con una filiale tra le più
importanti al Mondo. Mission del marchio è condividere il sogno di
libertà e avventura che ispira la passione per la moto e quando
Anita ha presentato il suo programma, Givi Malesia ne è stata subito
entusiasta.
Madre
di due figli ormai grandi, Anita, è un ’insegnante, ha raccontato
che a spingerla sulle due ruote è stato il dramma del divorzio, a 45 Anni. “Ero affranta e ho pensato che mi sarebbe servita
un'esperienza forte per distrarmi”. Inizia così a seguire un
blogger centauro e finisce per acquistare una moto e partire. Il
primo viaggio è durato 22 giorni nei Paesi limitrofi: Cambogia,
Laos, Birmania. “Sono caduta molte volte imparando a rimettermi in
piedi senza scoraggiarmi”.
Il
secondo viaggio in Asia Centrale: “In Afghanistan c'era la
guerra, evitavo i punti caldi, mi fermai a un certo punto per
chiedere di un albergo e mi ritrovai circondata da uomini curiosi o
scandalizzati. Capii che non mi avrebbero dato alcun aiuto e scappai
via.”
Poi
viaggia in Paesi come Nepal, Cina, Indonesia. Fino al grande
progetto: fare il giro del mondo. Il 14 Settembre 2015, Anita è
partita da Seattle, USA, dove è arrivata in aereo, per
attraversare tutti i continenti visitando 40 Paesi.
In
Givi, commentando bellissime foto e un video commovente, ha
raccontato i momenti più salienti in America, da Nord a Sud, fino a
“Lapataia nella Terra del Fuoco, Argentina, dove finisce la route
nationale”. Poi è volata a Londra e dall'Inghilterra è passata da
Spagna e Portogallo per arrivare in Italia. In questi giorni andrà
alla scoperta delle città tipiche italiane fino a Roma, per poi
proseguire in Grecia e da lì verso altri orizzonti.
“GIVi mi ha fornito valigie, topcase, cupolino, borsa serbatoio, porta navigatore mentre Hevik l'abbigliamento tecnico. Nel Nord America in particolare mi è stata molto utile la Balaclava, il sotto casco e copri collo Givi, perché faceva molto freddo”.
Anita,
bella donna dai modi gentili e dal sorriso perfetto, le lunghe mani
curate, un filo di fard, usa evidentemente più la forza
dell'intelligenza che quella dei muscoli. Ma al momento di fare la
valigia è prevalso anche lo spirito pratico: “Ho scelto prima
di tutto l'essenziale per la vita, un fornelletto, un computer, una
tenda da campeggio. Il guardaroba è minimo: magliette, un jeans da
moto Hevik perfetto anche per il tempo libero ma sicuro in caso di
caduta, un pantalone da moto e un pantalone pesante per la notte”.
Mai
sentito la mancanza di una gonna? “No, quando sono settata su
un'esperienza non penso ad altro. Non avevo mai visto l'Oceano o un
panorama di montagna come ce ne sono in America, con i ghiacciai e
gli alberi così alti che non si vede il cielo! Ho percorso centinaia
di chilometri su strade deserte o fangose o sabbiose o battute dal
vento che non riuscivo neppure a stare in piedi. In Costa Rica la Tv
nazionale ha parlato di me e di GIVI per una settimana”.
Il paesaggio più bello? “In Perù”.
Il
percorso più difficile? “In Argentina. 3400 Km di strada vuota,
con poche stazioni di servizio. Rischi di rimanere senza benzina. Il
vento era così forte che spostava la moto da una parte all'altra
della strada.”
Il
più economico? “In Bolivia. Questa impresa richiede circa
50 mila euro di budget e il Governo della Malesia non mi ha supportato
perchè là non sono famosa. Quindi sono stata molto attenta ai
costi”.
Mentre
parla Anita ogni tanto si toglie il velo che per l'occasione è la
bandiera del suo Paese, si aggiusta la coda che raccoglie i capelli
neri e poi lo riannoda intorno al collo: è il nuovo simbolo della
donna musulmana libera e ne è orgogliosa: “In Argentina la tv
della comunità musulmana mi ha dato molto spazio e ho cercato di
aprire gli occhi alle donne della mia religione. Spero che cambi
anche il mio Paese dove ora tutte dobbiamo di nuovo portare il velo”.
Per Maggiori Informazioni: www.givi.it
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