La mascolinità dei capispalla va a rompere lo schematismo “su misura” dei volumi, che vanno ad esplodere come delle idee astratte; il vociare del beauty saloon oltre alla comparsa di splendidi accessori – bigodini ci rimandano agli stereotipi di quella che era la tipica mogliettina americana, quel marchio di fabbrica chiamato ironia, che irrompe con moltissimi preziosi becchi da parrucchiera, dorati applicati manualmente sugli strascichi di abiti da sera splendidi e sofisticati, andando ad simboleggiare quella splendida e sofisticata inafferrabilità che i trend “usa e getta” del fast fashion tendono a censurare.
Così Frankie Morello cresce, così l’irriverenza lascia lo spazio all’astrazione estetica, la provocazione “tout court” alla consapevolezza, l’attitudine Rock&Roll alla sperimentazione colta, il concerto elettronico alla performance classicheggiante.
Parlando di questo Maurizio Modica e Pierfrancesco Gigliotti hanno dichiarato:”Il frutto di questo nuovo stadio esistenziale, è una donna astratta e rarefatta e soprattutto ironica. Gli anni cinquanta per noi rappresentano il momento massimo dell’eleganza, assolutamente irripetibile e irraggiungibile. L’idea è stata quella di iper decontestualizzarli, mixando le citazioni pure alle divagazioni, nei volumi, nelle forme, nei materiali, e giocare attorno all’alternanza dei concetti di maschile e femminile”. Pur non rimanere legato agli stereotipi, come quello di una moglie in gonna che sta preparando la cena per il marito, ma va a rilasciare un nuovo concetto di eleganza che non va a dimenticare le proprie origini: “l’Italianità di questi Anni ’50 nella scelta delle lane pesanti dei cappottini maschili, di queste forme grandi abbinate a capi molto femminili, e nell’aver evitato, soprattutto nelle tonalità, la stereotipo delle pin-up color confetto”.
Per Maggiori Informazioni: www.frankiemorello.it
Photo Sfilata: © Studio Book Fashion - Dario Raimondi
