Fino al 16 Febbraio 2025 il Museo Rietberg di Zurigo ospita la mostra "In dialogo con il Benin: arte, colonialismo, restituzione", un importante progetto espositivo che vuole illustrare il passato, il presente e il futuro del patrimonio culturale del Regno del Benin, un tempo collocato nell'attuale Nigeria.
La mostra è stata organizzata in stretta collaborazione con studiosi residenti in Nigeria e rappresentanti della diaspora. L'arte del Benin viene considerata in una prospettiva di confronto storico-culturale, che mette in luce il valore e l’importanza di queste opere per il Paese Africano. Al tempo stesso, la mostra affronta il tema del saccheggio dei beni artistici da parte della potenza coloniale Britannica e della loro vendita sul mercato Internazionale, affrontando la questione della restituzione.
Il
Museo Rietberg non ha voluto mostrare la storia dell'Africa solo da
una prospettiva occidentale, ma ha progettato e realizzato la mostra
in stretta collaborazione con partner nigeriani ed esponenti della
diaspora panafricana in Svizzera. Le
quattro curatrici sono Josephine Ebiuwa Abbe, Solange Mbanefo,
Michaela Oberhofer e Esther Tisa Francini - alcune residenti in Nigeria, altre in Svizzera - attive in
campi diversi, come gli studi teatrali, l'architettura,
l'antropologia dell'arte e la storia. Insieme hanno sviluppato i
contenuti, i testi, il design e il programma della mostra,
raccogliendo inoltre filmati e interviste con esperti provenienti da
musei e università, studiosi del palazzo reale e delle arti che
illustrano la prospettiva nigeriana sul patrimonio culturale del
Paese.
Il
museo inoltre, ha anche commissionato nuove opere,
realizzate nei laboratori dei fonditori di bronzo a Benin City.
Inoltre, artisti
contemporanei come Cherry-Ann Morgan e Kwaku Opoku si sono
confrontati con temi quali la schiavitù e il patrimonio culturale,
la memoria e la guarigione.
Il
percorso espositivo si apre con una delle grandi immagini lenticolari
alternate presenti in mostra. Ad accogliere i visitatori è infatti
la fotografia di Omoregie Osakpolor che ritrae Igun Street, a Benin
City, sede delle corporazioni dei fonditori e centro artistico
d’eccellenza. L’occupazione coloniale e le sue conseguenze sono
raccontate in un film prodotto in Nigeria che presenta i traumatici
eventi del 1897, quando gli inglesi conquistarono e saccheggiarono il
Benin. Una nuova scultura in ottone e i canti funebri di Josephine
Ebiuwa Abbe esprimono poi l’incessante dolore della società Edo
per quei tragici eventi.
Le
storie dell’arte dalla prospettiva beninese
Il
nucleo centrale della mostra, concepito come un cortile interno e
dedicato alla storia del Regno del Benin e del suo artigianato, è
suddiviso in quattro isole tematiche che illustrano e presentano le
opere d'arte seguendo i concetti di: “Memoria e Architettura”,
“Commemorazione e Rituale”, “Prestigio e Performance”,
“Produzione artistica passata e presente”. Alcuni partner
beninesi sottolineano il significato degli oggetti, come il pendente
d'avorio che ricorda il cerimoniale dell'incoronazione. Gli aspetti
performativi dell'arte sono presentati nei video che arricchiscono la
mostra, attraverso interviste, canti e danze. Per inserire la
produzione beninese nel più ampio contesto della storia dell'arte
africana, ai sedici oggetti beninesi del Rietberg sono state
affiancate opere provenienti dalla collezione africana appartenente
al museo e prestiti provenienti dal Bernisches Historisches Museum e
dal Musée d'ethnographie di Neuchâtel.
Ricerca
sulla provenienza e restituzione
La
ricerca sulla provenienza delle opere d’arte è un primo passo per
rendere giustizia ai paesi afflitti dal colonialismo portando alla
luce storie dimenticate. Seguendo questa considerazione, il Museo ha
voluto dedicare l'area esterna della mostra a un percorso che
ripercorre la storia degli oggetti, dalla loro creazione fino
all'attuale collocazione in Europa. Mappe e documenti d'archivio ne
illustrano gli spostamenti, mettendo in evidenza le relazioni
politiche ed economiche, le conseguenze dell’occupazione coloniale,
le transazioni sul mercato globale dell'arte e il background dei
collezionisti.
Infine,
una panoramica cronologica presenta la storia del Regno del Benin e
le sue ramificazioni a livello globale fino a giungere all’Iniziativa
Benin Svizzera.
Uno dei capisaldi del percorso che ha condotto all’iniziativa,
influenzando il dibattito sulla restituzione, è il Festival of Arts
and Culture (FESTAC) tenutosi nel 1977 in Nigeria per celebrare la
pluralità culturale del mondo panafricano. Sul tema del processo di
restituzione, la mostra indica anche nuove possibili strade da
intraprendere e sottolinea l'importanza di collaborare con i
rappresentanti dei paesi di origine e della diaspora panafricana.
L’ottica
contemporanea
Completano
la mostra alcune opere contemporanee che arricchiscono l'esposizione
permanente sull'Africa. Con l'installazione It
is complicated
l'artista caraibica Cherry-Ann Morgan affronta il tema della
schiavitù e delle proprie radici africane, mentre Nipadu
del ghanese Kwaku Dapaah Opoku offre un’interpretazione artistica
del saccheggio del Benin paragonando i musei a dei luoghi di
sepoltura.
Collaborazione
con il Landesmuseum
Con
lo stesso biglietto i visitatori potranno accedere gratuitamente alla
mostra "kolonial - Globale Verflechtungen der Schweiz" al
Landesmuseum Zürich (13.9.2024 - 19.1.2025).
Per Maggiori Informazioni: www.zuerich.com
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