domenica 19 febbraio 2023

Fondazione Ferrero: Ospita la mostra, Jacques Henri Lartigue (1894 - 1986): “L’invenzione della felicità”

La Fondazione Ferrero di Alba ospiterà fino a Giovedì 30 Marzo un nuovo progetto espositivo, dedicato al grande fotografo Jacques Henri Lartigue (1894 - 1986): “L’invenzione della felicità”.







La mostra è curata da Denis Curti, Marion Perceval e Charles-Antoine Revol della Donation Jacques Henri Lartigue e realizzata in collaborazione con la Casa dei Tre Oci di Venezia e la Donation Jacques Henri Lartigue di Parigi. Dopo il grande successo presso la Casa dei Tre Oci a Venezia e la successiva tournée presso alcune delle più prestigiose sedi espositive Italiane, come il Museo Diocesano di Milano e il WeGil di Roma, la più grande retrospettiva mai dedicata in Italia all’opera del geniale fotografo della Belle Époque approda ad Alba nel cuore delle Langhe, con uno speciale display pensato appositamente per gli spazi della Fondazione Ferrero che include un nucleo fotografico inedito dedicata alle frequentazioni piemontesi del fotografo e di sua moglie Florette Ormea, concesso in esclusiva per questa mostra dalla Donation Jacques Henri Lartigue di Parigi.

Il percorso espositivo è composto da 120 immagini, tra album di famiglia e scatti iconici che Lartigue ha collezionato nel corso della sua esistenza, e abbraccia un arco temporale che va dagli inizi amatoriali, fino alla consacrazione artistica avvenuta nel 1963, quando quasi settantenne il MOMA di New York decide di dedicargli un’importante personale, curata da John Szarkowski. La selezione include inoltre la riproduzione del film documentario "Bonjour, Monsieur Lartigue!", realizzato dalla fotografa Elisabetta Catalano in occasione dell’omonima mostra al Grand Palais di Parigi del 1982.

Proprio alla famiglia e all’amore per la terza moglie e musa Florette Ormea Lartigue (1921 – 2000), di origini italiane ma francese d’adozione, si deve la costruzione di questa relazione profonda con le Langhe e la nascita di un insieme di scatti ambientati a Piozzo che vengono presentati finalmente al pubblico in questo contesto. Lartigue e Florette risiedevano tra la Costa Azzurra e l’Italia e hanno trascorso diverse estati a Piozzo, un piccolo borgo situato nella valle del fiume Tanaro, città natale della stessa Florette. Negli interminabili soggiorni vacanzieri presso la Casa del Suffragio di Piozzo, Lartigue, ormai fotografo affermato, scrive, respira la realtà di paese, si dedica alla pittura e all’ampliamento del suo corpus lavorativo con fotogrammi cittadini e amorevoli immagini del figlio Dany.

Spiega il curatore Denis Curti: “In seguito a interminabili ricerche sulla umanità di questo pilastro della storia fotografica internazionale ed enfant prodige dell’obiettivo mi sono tornate alla mente le parole usate dal neo-direttore del dipartimento di fotografia del MOMA di New York per descrivere la potenza comunicativa intrinseca all’approccio innovativo di Lartigue. Secondo Szarkowski è molto più semplice per un fotografo anziano essere più interessante di un fotografo alle prime armi, poiché per raccontare il presente è necessario mostrare un punto di vista ogni volta più acuto, concettualmente sostanzioso e originale, in modo da colpire realmente il nostro sguardo ormai troppo anestetizzato dalla quotidianità. È la consapevolezza di quanto il tempo sia il vero critico di una fotografia a costituire l’elemento imprescindibile nel processo di testimonianza della propria epoca. Partendo quindi dal presupposto che l’unico modo efficace per sopperire al perpetuo scorrere del tempo risiede nella memoria e nella sua relativa conoscenza mi sono reso conto di una necessità comune a tutti gli amanti degli scatti targati Jacques Henri Lartigue: la curiosità di riuscire a oltrepassare il limite fisico imposto dallo strumento fotografico per conquistare una panoramica voyeuristica sulla personalità dell’autore e, di conseguenza, tramandare il proprio pezzo di storia. Si tratta di un processo analogo a quello che ha portato Richard Avedon a innamorarsi perdutamente degli scatti dell’autore francese. Per il fotografo statunitense quei fotogrammi riuscivano a trasmettere l’incondizionata dedizione di un padre affettuoso e presente, evidentemente più interessato a prendersi cura della propria famiglia invece di lasciarsi schiacciare dalla pesantezza morale di una società americana schiava dello status symbol economico (i ritratti della Famiglia Avedon venivano organizzati per raccontare scene di vita inesistenti; l’idea era quella di aspettare che i vicini benestanti partissero per le vacanze così da noleggiare un fotografo per farsi immortalare, vestiti di tutto punto e accompagnati da eleganti cani di razza, davanti a sontuose case coloniali, oppure a bordo di costosissime auto sportive). Agli occhi di Avedon gli scatti di Lartigue intessevano una connessione diretta con il suo vissuto di figlio, tristemente derubato di una sincera rappresentazione iconografica familiare.”

Questa mostra vuole abbracciare il visitatore sotto un manto accogliente, quasi a creare una ‘comfort zone’ interamente dedicata alla felicità che, partendo dall’universalità vernacolare di un album di famiglia, si estenda alla collettività.

Per Maggiori Informazioni: www.fondazioneferrero.it

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