venerdì 5 marzo 2021

#MFW: Antonio Marras A/I 2021-22

Ci fu un tempo che si decise di ricorrere a forze ultraterrene. C’era bisogno di intercedere in alto, molto in alto, con mezzi suadenti, incisivi e determinanti. Ne andava della sopravvivenza della specie: una malattia incurabile e sconosciuta minacciava l’estinzione della razza umana.










A
Barumini, c’era la reggia di Su Nuraxi, che si diceva, avrebbe accolto tutti i pellegrini che avessero avuto il coraggio, l’ardire e la determinazione di chiedere la grazia, con i dovuti modi di riverenza e di ragionamenti, alla divinità Nuraxamanna. Si trattava della regina di Su Nuraxi, ormai diventata un personaggio mitico. Oltre ad essere bellissima e senza età aveva una voce che incantava, ascoltarla era un privilegio e faceva venire i brividi.

La regina vestiva stoffe preziose che le sue fedeli fate trapuntavano con fili d’oro e d’argento tessuti lavorati e preziosi, luccicanti, stampati, vellutati, jacquardati e materici. La stragrande maggioranza delle Tanittas, le Janas fatine sarde seguaci della Dea Tanit, adoravano le rose, gli scozzesi, le maglie calde e i colori forti come il nero e il rosso, il giallo e il verde. Niente sfumature. Erano attratte dalle paillettes, dai tulle, dalle piume, dai ricami, dagli strass. Avevano lo spirito della gazza ladra e della farfalla che si posa sui fiori più belli e vivaci. Amavano le forme inusuali e i volumi poliedrici. Erano molto femminili ma adoravano vestirsi da uomo. In realtà ognuna aveva il suo stile. Alcune di loro però si distinguevano per nonchalance e passione per gli abbinamenti, uno stile un po’ retrò ma non nostalgico, reinterpretato con carattere, prediligendo i colori saturi e le stampe a fiori, i volumi strizzati in vita ma poi ampi e svolazzanti.

La reggia era da sempre meta di pellegrinaggio per tutti coloro avessero avuto bisogno di aiuto ma questa volta la diffusione della malattia accumunava tutte le genti del mondo. Dal nord ghiacciato e inospitale all’equatore bollente e perturbato per poi andare da est dove il sole sorge prima e sino al lontano ovest, dappertutto, in un territorio dove il sole non tramonta mai, tutti vivevano lo stesso dramma. Si mossero in una moltitudine, poiché il richiamo si sparse nei territori limitrofi fino alle terre più lontane grazie all’intervento delle Janas che si erano prese a cuore la salvezza del mondo conosciuto: le fate sfrecciarono in volo raggiungendo i confini dell’Impero portando la speranza dove tutti l’avevano abbandonata.

Tutti portavano doni. Bronzetti per onorare i propri antenati, cesti carichi di ogni bendidio, tappeti, arazzi, campanacci ognuno con il suo suono unico e irripetibile, nidi intrecciati di tessuto come simbolo di casa: il bene più prezioso insieme ai libri. E ancora libri vecchi, libri storici e libri per bambini. E tutti, proprio tutti, credevano in Su Nuraxi e la sua Regina. Il pellegrinaggio sarebbe stato salvifico, era sicuro!

Per Maggiori Informazioni: www.antoniomarras.com