Proprio
per il Giubileo con la moda, Laura Biagiotti studia un nuovissimo
dialogo tra abito e natura ripercorrendo un progetto culturale di
intrigante leggerezza e libera femminilità. In una Green Gallery che
è stata installata al Piccolo Teatro abiti fluttuanti si trasformano
in giardini del futuro: fantasie floreali, trasparenze e volumi
fluidi vanno a comporre questo intenso patrimonio di immagini,
metafore e saper fare che la moda esprime. Delicata eleganza, ma
anche esotismo e affascinante mistero che vano a definire la grafica
delle orchidee, che si ispira agli acquerelli della Royal
Horticultural Society (iconica istituzione botanica Britannica).
Aspetto fragile e significato potente: questi fiori, simbolo di sensualità, sono considerati capaci di allontanare la negatività e vengono impiegati per filtri d’amore ed elisir di lunga vita. Anche la palette si ispira alle orchidee: dal bianco puro della Phalaenopsis ai toni grezzi degli ibridi striati, dai lampi intensi delle specie selvagge fino ai pastelli della Blue Queen. Combinati con il nero, e bagliori di rosso.
Il
leggendario “Abito Bambola” di Laura si evolve in forme, filati e
anche contaminazioni inattese. Creato proprio dalla stilista verso la
metà degli Anni’ 70 è un inno alla libertà della silhouette che
si espande nello spazio tramite le balze. La nuova Bambola suggerisce
allusioni sensuali nelle trasparenze, che si arricchiscono in
riflessi opulenti con gli strass e si compone in strati di pizzo e
toulle.
Decori
naturalistici e labirinti alchemici che si ispirano al
rinascimentale, in forma di simboli e nodi, che sono ricamati e
intarsiati nel tessuto e nella maglia. Ed è proprio un nuovo
Rinascimento artigianale quello che va in scena sulla passerella
Biagiotti, sublimando la vocazione manufatturiera del "Made in Italy".
Fiori e stilemi che vengono realizzati con delle passamanerie e
nastri di gros che vengono intarsiati nello chiffon, nel lino e nella
maglia. Sono delle vere composizioni d’arte, realizzate con la
tecnica “cut works” del collage.
Accenti
’70 dettano le lunghezze e le ampiezze di abiti in costante
movimento, che ondeggiano dei languidi che vanno ad enfatizzare il
corpo. Anche i dettagli come i fiocchi da annodare al collo o alla
vita fluttuano con l’incedere. Le maniche sono romantiche con i
volants al polso, e spuntano anche da corazze di pelle e gilet
impunturati. Pizzo e rouches rimandano a seduzioni sofisticate.
Domina il tailleur stampato, ricamato o di broccato new dandy. Gemme
e splendori definiscono i ricami. Gli accessori vagheggiano i ‘70:
tacchi importanti, zeppe con la fascia, sabot e sandali stringati.
Tracolle di uncinetto con frange di catena e sacchi di nappa.
Dominano gli occhiali Cult di Laura Biagiotti: l’iconica mascherina
amata e tuttora collezionata da milioni di donne viene rieditata con
acetati stampati a righe, fiori e loghi intrecciati, combinati con
lenti dalla leggera sfumatura.
La
nuova era della maglieria va a porre l’accento proprio su
un’opulenta varietà di lavorazioni: fibre sottilissime incontrano
intrecci più materici come la rete. Giochi di velature e venature
resi da filati iper leggeri creano decori e anche geometrie
direttamente sulla silhouette. Composizioni di righe pastello per
gilet di maglia lunghi alla caviglia, abiti e caftani. Le micro reti
sprigionano una luce enigmatica. Lo jacquard logato accentua il tema
bicolore, ripreso anche dal tessuto, in un amalgama di
sovrapposizioni, a volte anche con tocchi di rosso. Vestali
contemporanee che custodiscono il culto della moda sfilano in abiti
ieratici di garza di lino.
“Chiudo
la sfilata con l’“Herbarium di Laura”, rivisitazione di una
celebre stampa lanciata nel 1979. Abiti di lino dai volumi
enfatizzati, definiti da profili di pizzo, evocano la mia inesausta
ricerca estetica declinata in 50 anni di carriera, e seguono una
riflessione di Baudelaire che va oltre le stagioni: perché in fondo
l’ossimoro della moda, come quello della natura, è estrarre
l’eterno dall’effimero”. Laura Biagiotti
Per Maggiori Informazioni: www.laurabiagiotti.com
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