C’era
una volta un’ isola al centro del Mediterraneo. Al centro
dell’Isola c’era un paese. Al centro del paese c’era una casa
grandissima bella, bella chiamata Domus de Jana.
Qui si riunivano tutte le donne del paese per cucire, ricamare e lavorare al telaio. Ed era una grande gioia lavorare insieme, tra chiacchiere e canti. Le donne erano specialmente fissate con la canzone “Mio cuore” che cantavano a squarciagola tutte insieme. Le donne avevano un dono prezioso, molto speciale, avevano mani di fata. Cucivano, tessevano e ricamavano come nessun’altro al mondo.
Ormai
da tutti erano conosciute come le Janas, le fatine sarde che cuciono
con fili d’oro. Da tutte le parti dell’Isola e dal continente
arrivavano stuoli di donne e di uomini in paese per farsi
confezionare abiti di altissima qualità, molto speciali e molto
identificativi. Le donne di Domus de Jana amavano i cristalli che
sbrilluccicano, i pizzi che impreziosiscono, i ricami che
distinguono, le pietre preziose che luccicano, le ruches che
adornano, gli intarsi che arricchiscono e i decori che abbelliscono.
E come delle piccole api operaie, le Janas recuperavano tutto quello
che trovavano: piume delle mute dei grandi volatili, fiori secchi,
spago, reti, ritagli di stoffa e foglie secche, che magari
intessevano con i regali Swarovski. Questi le facevano impazzire per
la loro brillantezza, il riverbero e il rimbombo della luce
multicolore.
Amavano
i tessuti, tutti! Quelli della grande tradizione delle feste e quelli
poveri e bistrattati della vita di tutti giorni e soprattutto amavano
ridare vita ai capi ormai abbandonati e dimenticati negli armadi. I
velluti cangianti, i broccati pesanti, gli jacquard stratificati, i
quadri, i galles classici, le pellicce ecologiche, i pizzi chantilly,
quelli valencienne, rebrodè e macramè, i damaschi iridescenti, il
tulle a pois dorati, twill di seta, il panno di lana cotta, le maglie
lavorate e i jeans slavati, cotonacci e flanelle. I loro colori
preferiti: il rosso porpora e il rosso cremisi, il verde salvia e il
verde scuro, il bianco e il nero, l’ecrù. Il celeste polvere e il
rosa pallido.
Le
signore della Domus amavano cucire i vestiti per i loro uomini.
L’uomo delle Janas è un ossimoro vivente. È prezioso e dimesso,
autorevole e umile, elegante e trasandato, serio e futile, ricercato
ed essenziale, impegnativo e facilissimo. Veste camicie da lavoro a
quadri e giacche sartoriali illustrate, i jeans messi al rovescio,
ricamati e le maglie decorate. L’uomo fa i conti con la complessità
della donna e con le sue tipiche stratificazioni.
Per
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