Il
Filatoio
di Caraglio, è il più antico setificio in Europa ancora esistente,
l’unico ad essere stato recuperato come Museo e spazio espositivo.
Da Domenica 23 Luglio a Domenica 5 Novembre ospiterà una mostra che attraverso 100 Kimono originali, proporrà un viaggio nella cultura e nell' estetica del Sol Levante, ancora oggi fonte di suggestioni per arte, grafica, design e moda. Una scelta però non casuale: correva l' anno 1868, quando il Giappone si apre al mondo con la restaurazione Meiji, i setaioli Italiani sono già nel paese da diversi anni per approvvigionarsi dei bachi Giapponesi, gli unici a resistere alla pebrina, una malattia che impedisce al baco di produrre il prezioso filo. Furono dunque i semai, i setaioli Italiani in Giappone, i primi ad instaurare un importante rapporto di fiducia e conoscenza con il paese del Sol Levante e tra i semai piemontesi, uniti nella “Società Bacologica Torinese”, alcuni erano proprio di Caraglio.
Nel
percorso di mostra - progetto di Consolata Pralormo curatela di
Nancy Stetson Martin con Fabiola Palmeri - emergono la vita, le
tradizioni, le feste e i paesaggi Giapponesi grazie ai motivi
decorativi, ai colori, alle raffinate rappresentazioni di fiori e
foglie, insetti e animali, montagne e onde impetuose. Dal linguaggio
del decoro, parte integrante della cultura giapponese, emerge quel
vasto impero dei segni che racchiude il pensiero poetico di una
cultura visiva di origini antiche e significati profondi. “…In
Asia il decoro parla” afferma Nancy Martin Stetson.
Attraverso
4 sezioni dedicate rispettivamente al succedersi delle stagioni, al
paesaggio, all’acqua e all’arte, la mostra mette in luce la
bellezza dei kimono e ci parla del Giappone, da sempre luogo di
straordinaria potenza evocativa e da oltre un secolo punto di
riferimento estetico per l’Occidente. Quella stessa estetica che a
fine Ottocento conquistò e sconvolse il mondo artistico Europeo,
influenzando, tra gli altri, Vincent Van Gogh, Claude Monet e Gustav
Klimt, fino a Mondrian e Maria Lai, continua ancora oggi a ispirare
artisti, fra i quali Takashi Murakami ed il giovane Yoshiyasu Tamura.
Il kimono è anche un archetipo per Fashion Designer come Issey
Miyake e Rei Kawakubo, per il kimono designer Shinobu Baba che li
disegna adattandoli al corso del tempo, e contagia positivamente la
produzione di grafica e cinematografica contemporanea.
“Il
linguaggio del decoro va studiato - sostiene Nancy Martin
Stetson - il suo luogo di esposizione privilegiato è il kimono
che ci fa intravedere un mondo ordinato e forse felice, raccontato in
segni… È questo mondo, attraverso i suoi motivi, i suoi
pattern e i suoi colori, che vogliamo raccontare”.
La prima sala, dedicata alle stagioni, ripercorre il ciclo della natura che nella cultura giapponese è sorgente generosa e misteriosa della vita, nella quale l’uomo deve vivere in armonia essendone parte integrante. Questa visione della natura è stata interiorizzata nel decoro del kimono, nel quale gli elementi naturali sono dunque predominanti e formano un codice simbolico, ma anche una sorta di almanacco spontaneo derivato dalla continua osservazione di segni naturali. Le fasi lunari, lo sbocciare di una pianta, il risveglio delle formiche, la rugiada notturna, fiori, foglie e animali danno vita ad un vero e proprio racconto in stoffa di quello che il poeta Kenkō nel XIII Secolo descrisse come “la struggente bellezza del mondo”, una bellezza del tutto naturale, espressa nella tintura e nella decorazione dei kimono, testimoni tangibili della stessa antichissima tradizione.
La prima sala, dedicata alle stagioni, ripercorre il ciclo della natura che nella cultura giapponese è sorgente generosa e misteriosa della vita, nella quale l’uomo deve vivere in armonia essendone parte integrante. Questa visione della natura è stata interiorizzata nel decoro del kimono, nel quale gli elementi naturali sono dunque predominanti e formano un codice simbolico, ma anche una sorta di almanacco spontaneo derivato dalla continua osservazione di segni naturali. Le fasi lunari, lo sbocciare di una pianta, il risveglio delle formiche, la rugiada notturna, fiori, foglie e animali danno vita ad un vero e proprio racconto in stoffa di quello che il poeta Kenkō nel XIII Secolo descrisse come “la struggente bellezza del mondo”, una bellezza del tutto naturale, espressa nella tintura e nella decorazione dei kimono, testimoni tangibili della stessa antichissima tradizione.
Nella seconda sala,
dedicata al paesaggio, le fodere interne di alcuni kimono rivelano la
meraviglia nascosta di dettagliati dipinti a china, testimonianze
rare perché lo stesso inchiostro nel tempo provoca sovente la
polverizzazione della seta. Accanto ai significati benaugurali e
poetici, la rappresentazione dei paesaggi si rifà a racconti e miti
della letteratura classica e, ad introdurre la sala, sarà proprio la
letteratura. Nelle vecchie scritture, nelle poesie, nelle canzoni
tradizionali si ritrovano infatti tracce di un mondo rurale
leggendario, trasformato nel tempo in modello canonico e in segni per
l’arte e il decoro.
La
terza sala, dominata da fluttuanti sfumature di indaco, è dedicata
all’acqua, elemento vitale per il Giappone, arcipelago di quasi
7.000 isole circondate da un mare tranquillo o tempestoso,
punteggiate di fiumi, laghi e sorgenti calde, colpite da piogge
estive e incredibili nevicate. Gli abitanti di questo paese insulare
hanno da sempre coltivato enorme rispetto per questo elemento
naturale cui la storia, la religione, la filosofia giapponesi
attribuiscono una forte valenza simbolica: l’elemento acqua, da cui
si sprigiona una potente forza creatrice, è un culto oggetto di
pratiche rituali e, naturalmente, soggetto privilegiato per l’arte
e il decoro.
L’ultima
sala suggerisce le infinite implicazioni esistenti fra il kimono,
l’arte e la moda attraverso dettagli di colore, forme geometriche,
grafiche, logo e decori, volumi e spazi del corpo. Il kimono infatti
è riuscito a regalare spunti espressivi a moltissimi artisti
occidentali dalla fine del 1800 ai giorni nostri e continua ad
influenzare i creativi in Giappone e nel mondo. Il confine fra arte e
kimono è molto sottile e, per raccontare questi due mondi paralleli,
ai kimono saranno accostate immagini, suggestioni, sfilate. Anche la
struttura del kimono che non esalta le forme, ma le nasconde con
grazia, detta ancora oggi le sue leggi per avvolgere il corpo e viene
indagata e attualizzata dai grandi maestri del Fashion nipponico come
Issey Miyake, Yohji Yamamoto e Rei Kawakubo di Comme des Garçons la
cui estetica, in mostra proprio in questi mesi al MET di New York, ha
ormai innumerevoli seguaci. Immagini e video di sfilate suggeriranno
stimolanti relazioni e reciproche influenze.
I kimono esposti provengono da una preziosa Collezione privata,
composta da oltre 700 kimono quotidiani e destinati alle cerimonie
familiari del periodo Meiji (1868-1912), del breve periodo di pace
Taishō (1912/1926) e del primo ventennio del periodo Shōwa
(1926/1945).
Per
Maggiori Informazioni: www.filatoiocaraglio.it